Quando i suoi problemi con il sonno si sono aggravati al punto da non poter essere più ignorati, ma non a sufficienza da portarlo ad affrontare di petto i motivi che li avevano scatenati, ha promesso a Jordan che almeno un giorno a settimana, si sarebbe assicurato un'intera notte di sonno, utilizzando dei sonniferi.
Il 27 giugno, grosso modo alle sei del pomeriggio ha spento il Cortex Pad, si è messo a letto, ha portato alla bocca due pastiglie e le ha mandate giù con un sorso di succo di frutta. Si tratta di medicinali erroneamente definiti sonniferi, si limitano infatti a causare in chi li assume solo un certo grado di sonnolenza. Farmaci blandi, ma più che sufficienti per far cadere il Rosso in un sonno profondo, circa trenta secondi dopo aver appoggiato il capo sul cuscino. Durante tutta la settimana, è riuscito a conquistarsi sei o sette ore di riposo.
Si risveglia in un letto ancora vuoto, eccezion fatta per lui, assalito da una familiare sensazione di disorientamento "dove sono, che ore sono, che giorno è", ma con la testa miracolosamente sgombra e nessun fastidio agli occhi. Ormai un risveglio sereno è l'eccezione, non certamente la regola. Registra mentalmente i guaiti di Tallio, senza capire a causa di cosa si stia lamentando.
Scosta di lato il lenzuolo, intrecciando le dita ed allungando le braccia in avanti, stiracchiandosi pigramente. Come sempre gli capita, quando riesce a riposarsi più del solito, è di buon umore. Sposta lo sguardo verso la sveglia, e rimane imbambolato per una manciata di secondi. L'orologio segna le quattro del pomeriggio. Ancora non del tutto sveglio, viene colto da un pensiero assurdo, ma che sulle prime gli risulta quasi credibile. Si è addormentato, ma il tempo ha iniziato a scorrere all'indietro, lasciandolo ad affrontare una giornata di ventisei ore, invece delle canoniche ventiquattro.
Cosa sia successo veramente, lo comprende subito dopo. Ha dormito quasi per un giorno intero.
"Cazzo.."
Scende dal letto, ignorando il proprio C-Pad, ed occupandosi delle incombenze tipiche di chi abbia passato quasi un giorno intero addormentato, e condivida la casa con due animali. Una, non molto rapida, sosta in bagno per poi badare a Tallio ed a Tac, dandogli da mangiare e sbarazzandosi dei loro bisogni. Degli abituali occupanti di casa, manca una persona, ma la donna è più randagia del cane e del gatto messi assieme, quindi non si preoccupa eccessivamente.
Fresco di doccia, con un asciugamano cinto in vita e sbocconcellando un dolcetto preso a casa dalla credenza torna a letto e, finalmente, accende il Cortex. Da quando lo ha spento é passato quasi un giorno intero.
Fa giusto in tempo a sdraiarsi nuovamente, prima che il dispositivo inizi a vibrare, avvisandolo dell'arrivo di una comunicazione. Recupera l'auricolare, se lo porta all'orecchio, rispondendo senza neanche guardare sullo schermo chi lo chiamando. Non riesce nemmeno a dire "Pronto"
"DOVE DIAVOLO ERI FINITO, PAZZO INCOSCIENTE??"
Le grida quasi gli sfondano un timpano, ed istintivamente chiude la chiamata. Due pensieri si fanno strada nella sua mente. La voce di quell'indemoniata assomigliava a quella di sua madre, il primo. Nonostante il modo assurdo in cui gli si è rivolta, forse era davvero sua madre.
Il Cortex ricomincia a vibrare, e questa volta il medico controlla davvero chi ci sia dall'altro capo. È davvero Gabrielle Shaw.
"Mamma? Si può sapere che diamine.."
"NON TI DEVI PERMETTERE DI RIAGGANCIARE! HAI UN'IDEA DI COSA MI HAI FATTO PASSARE?"
Lontano di sottofondo sente la voce di suo padre. Non comprende cosa stia dicendo, ma i toni sembrano meno concitati. Il Rosso è comunque decisamente stranito, sua madre è sicuramente la più emotiva della famiglia, ma non l'ha mai sentita in quello stato.
"Ma che è successo? Si può sapere?"
"IO voglio sapere cosa sia successo! Dove sei stato? Perché avevi il Cortex spento? Sei in ospedale? Ti hanno ferito? Ho iniziato a chiamarti appena ho sentito la notizia. Parto subito e vengo lì!"
Eddie viene investito dalle preoccupazioni materne, che hanno la stessa violenza di una frana. Impiega qualche attimo a focalizzare la sua attenzione sui dettagli.
"La notizia? Ma di cosa stai parlando?"
"Ma come? Non sei a Capital City? Non la guardi la Holo Tv? E non mi hai detto come stai!"
"Sto bene mamma, aspetta un attimo."
Gabrielle non aspetta, ovviamente, ed il medico è costretto a togliersi l'auricolare dall'orecchio. Lo poggia sul materasso, ma continua a sentire distintamente la voce della donna che parla incessantemente. Il medico non guarda spesso la televisione, ed infatti va a recuperare il telecomando da un cassetto. Rapidamente, passa da un canale di news ad un altro.
"...Esplosione alle Terrazze Verdi..."
"...Non abbiamo ancora un conto preciso delle vittime ma..."
" ...Centinaia di morti..."
"...Incendi protrattisi per ore..."
"Oh merda.."
Sembra essersi quasi dimenticato di aver una chiamata in corsa con sua madre. Se ne ricorda solo quando tocca l'auricolare con la mano destra. Non si è resa conto di aver parlato con il nulla fino a quel momento.
"...Insomma mi hai capito? Quando torni a casa?"
"Senti mamma, non lo so. Forse riesco a passare per la tua festa, ma questa storia é grossa e.."
"Ma hai sentito una parola di quello che ho detto finora? Devi tornare qui, per sempre?"
"Eh?
"Capital City non è un posto sicuro, non posso continuare ad avere un colpo al cuore ogni volta che cerco gli aggiornamenti di Horyzon."
"Andiamo, non vivo mica nel 'Rim."
"Serial Killer che oltre ad uccidere delle persone scatenano tumulti, suicidi di massa, bambine scomparse ed ora questo. È peggio del fottuto 'Rim. Basta, devi tornare a casa. Adesso!"
"Non ho sei anni mamma, non puoi mandarmi in camera in castigo. E poi ho un lavoro, mi hanno appena assunto in pianta stabile."
"Sei un medico, non un giornalista. Troverai sicuramente un posto anche qui."
Il Rosso non è famoso per la sua pazienza, non ne ha una gran scorta. Quello che lo tiene lontano dai guai è la sua capacità di sfruttarla fino all'ultima stilla, e l'abilità di rendersi conto per tempo, quando è ormai sul punto di consumarla del tutto. Tra l'altro Gabrielle l' ha sconvolto. Quel "fottuto" non sarà la prima parolaccia pronunciata in tutta la vita, ma difficilmente il conto totale potrebbe andare oltre le dieci.
"Mi passi papà?"
"Non vedo perché, qualunque cosa.."
"Mi passi papà, per favore?"
Sente dapprima, in sottofondo, il conciliabolo tra i due e subito dopo, finalmente, la voce calma di Steven Shaw.
"Senti, mi dispiace se vi ho fatto preoccupare, ma ho passato un paio di notti in bianco, ieri ho preso qualcosa per dormire e... Beh mi sono svegliato adesso"
Seguono cinque o sei secondi di silenzio, in cui il padre analizza attentamente le parole del figlio. Pare prenderle per buone, probabilmente persuaso di come, se davvero Eddie avesse voluto mentirgli, avrebbe trovato una scusa migliore.
"Ho capito. L'importante per noi, è che tu stia bene."
"Certo, immagino. Senti, io ora devo per forza passare in ufficio. Pensi che la mamma si calmerà? Non posso e non voglio, mollare tutto."
"Dalle un paio di ore, adesso sa che non ti è successo nulla. Le parlerò."
"Va bene, grazie. Ora chiudo però, devo fare qualche telefonata. Ciao papà."
"A presto Edward."
Il Rosso chiude la comunicazione, senza però sfilare l'auricolare, rialza lo sguardo, tornando ad ascoltare le notizie alla Holo Tv.
"Merda."
Inizia velocemente a vestirsi, pescando vestiti a caso dall'armadio, facendo le sue telefonate di rito.