mercoledì 21 maggio 2014

Ci sono le notti, sempre più rare ad onor del vero, in cui tutto va bene. Riesce a rubacchiare almeno tre o quattro ore di sonno ed al risveglio, di conseguenza, il mal di testa è accettabile e gli occhi bruciano solo leggermente. L'altra faccia della medaglia sono quelle notti in cui si assopisce per poco. Troppo poco per essere riposato, ma sufficiente per causare la ribellione del suo corpo a quella veglia prematura. L'emicrania, per i primi minuti, è tanto forte da impedirgli di aprire gli occhi. Una fortuna, dopotutto, perchè quando poi vi riesce, anche la più piccola fonte di luce li aggredisce così violentemente da farli lacrimare.

Troppo stanco per, anche solo pensare, ad un qualsiasi tipo di attività fisica seria. Troppo nervoso per continuare a rigirarsi nelle lenzuola fino al sorgere del sol. Gli resta poco da fare, se non infilarsi qualche vestito, e concedersi una lunga passeggiata notturna. 


A tutti, è successo almeno una volta, di camminare sovrappensiero, ed accorgersi solo in un secondo momento di quale percorso si sia preso. Il medico, sembra essere andato oltre, quel particolare tipo di astrazione.


"Misthar Shaw?"

Basta quel singolare saluto, per fargli capire dove si trova. Da Sonny, un localetto vicino ad uno dei parchi dei sobborghi. Il proprietario, Sonny ovviamente, è un trentenne dai lineamenti chiaramente orientali. Capelli neri e sottili, vestito con una maglia bianca ed un paio di pantaloni candidi. E' cosi simile allo stereotipo di un ristoratore cinese, da sembrare la caricatura di un personaggio, tratto da un vecchio Holofilm.
Il Rosso sbatte più volte gli occhi, prima di guardarsi attorno. Il locale è come al solito quasi vuoto. Lo è sempre a quell'ora. Lui al bancone, forse altre due o tre persone divise nella restante mezza dozzina di tavoli. Come facesse Sonny a vivere con quei pochi introiti, non l'ha mai capito.

"Misthar Shaw?"

Richiama nuovamente la sua attenzione, con quella particolare cadenza, o difetto di pronuncia, che lo porta ad aspirare la conclusione di quasi ogni parola. Stranamente, non accade quando ripete nomi di battesimo, o cognomi. Il Rosso non si ricorda quando abbia messo piede nel locale, ne da quanto tempo sia seduto. Fortunatamente l'uomo è solito rivolgerli la parola solo in due modi. "Le posso portare il piatto Misthar Shaw?", oppure "Vuole ancora qualcosa, prima che chiuda la cucina Misthar Shaw?". Il secondo è un modo garbato per fargli capire come l'ora di chiusura sia prossima, e lo voglia fuori dai piedi.Non ha il C-pad con se, e gli toccherà affidarsi a Sonny, per comprendere se sia appena arrivato, o meno.

"Le posso portare altro, prima che chiuda la cucina?"

Colto alla sprovvista, il medico annaspa, cercando di rammentare che cosa possa avere consumato. Qualche secondo di vuoto, prima che rinunci a dissotterrare quel particolare ricordo. Se avesse solo un briciolo in meno di fiducia, nelle sue facoltà mentali, quei rari black out lo preoccuperebbero. Forse lo preoccupano comunque.

"Scusa Sonny hai ragione. Mi sono.. distratto. Beh, quanto ti devo per il disturbo?"

Non aspetta direttamente una risposta, limitandosi ad allungargli trenta dollari. Studia con attenzione il resto che gli viene restituito, senza fare obiezioni. Una volta si è stupito, quando gli è stato presentato il conto per cinque piatti di spiedini di carne. La nausea che lo ha colto, nelle settantadue ore successive, ogni qual volta sentisse ore di cibo, gli ha poi confermato l'onestà di Sonny. Da allora, paga sempre senza chiedere nulla. Gli vengono restituti quindici dollari, e si concede un piccolo sospiro di sollievo. 

"Si sente bene, Misthar Shaw?"

Una piccola deviazione, dal solito copione. Per la prima volta l'uomo sembra notare le occhiaie del medico, gli occhi arrossati, o l'espressione stanca che ha sul volto, quando pensa di non aver lo sguardo di qualcuno, su di se.

"No Sonny. Non sto bene. Da mesi non dormo bene, e nelle ultime settimane non dormo affatto. Se le cose non miglioreranno in fretta, e per fretta intenendo già da ieri, le uniche prospettive che vedo davanti a me sono: la prigione, perchè avrò combinato qualcosa durante uno scatto d'ira, una camicia di forza in un manicomio, perchè avrò perso il senno od una pistola puntata alla tempia. Probabilmente l'ultima sarà soluzione migliore per scappare alla prima, od alla seconda ipotesi."

Il povero ristoratore, praticamente sbianca davanti a quella che, sicuramente, è la conversazione  più lunga, avuta con il Rosso. E' forse anche un poco infastidito, per essere stato sommerso dai suoi problemi, dopo una domanda cortese, alla cui risposta non era realmente interessato e a cui, ora, non sa come rispondere. Eddie se ne accorge,e per questo distende le labbra in un sorriso un poco tirato, ma comunque divertito.

"Tranquillo Sonny. Con degli amici vorremmo, per gioco, partecipare a dei provini per un Holofilm. Ti ho recitato un pezzo del copione. Cosa  ne pensi?"

E' troppo stanco per essere pienamente convincente. Forse riesce ad instigare un dubbio in Sonny, o magari l'orientale vuole solo vederlo uscire in fretta, di certo si fa immediamente più tranquillo.

"Bravo Misthar Shaw, è molto bravo."

Il giovane lo osserva, per una manciata di secondi, con quell'espressione indecifrabile che è il tormento di molti dei suoi conoscenti. Alla fine, si limita a sbuffare scuotendo il capo.

"Già Sonny. Sono molto bravo. Buonanotte."

Un vago cenno di saluto con il capo, prima di scivolare rapidamente fuori dal locale. E' ancora notte fonda. Dovrà attendere ancora, prima che il sorgere del sole, renda meno pesante, il suo essere ancora sveglio.


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