giovedì 22 maggio 2014

Il risveglio non è mai stato un momento facile per il medico. Fin da bambino. Le cose sono  poi peggiorate quando una volta cresciuto, ha iniziato ad assumere grandi quantità di caffè, diventando praticamente incapace di formulare una frase di senso compiuto, superiore alle dieci parole, prima di averne bevuto almeno una tazza. 
Per riattivare i propri, pigri, ingraggi mentali, ai tempi dell'Università, è stato costretto ad escogitare un trucco. Una sorta di autointerrogazione. Domande su chimica, fisica e quant'altro. Col passare del tempo ha arricchito questo giochetto, impersonando i propri professori.

Riapre gli occhi a fatica. Bruciano, come se qualcuno vi avesse lanciato contro una manciata di sabbia. Non lacrima, ma ha bisogno di un paio di minuti, prima di riuscire a tenerli per un lasso di tempo superiore ad una frazione di secondo. E' a casa sua, ed il letto, oltre a lui, è vuoto. Si mette seduto con cautela, cercando di non far destare l'abituale emicrania, con movimenti eccessivamente bruschi. L'occhio gli cade sulla sveglia sul comodino. Sono le 2 e 25 di notte. Un sospiro sconsolato gli sfugge alle labbra, mentre nasconde il volto tra le mani. 


"Edward Shaw, così non va affatto bene. Non ho sempre detto che bisogna presentarsi freschi e ben riposati nelle aule? Coraggio, sono convinto che un poco di matematica pura possa essere di aiuto, quest'oggi."

Ha seguito i corsi del professor Tennant, durante la specializzazione in chirurgia. Medico dalla riconosciuta bravura, ha salvato abbastanza uomini e donne sul fronte, da ripopolare un'intera città, con i loro figli. Come molti uomini di talento, le sue abilità sono compensate da un carattere detestabile. Riciclatosi, in tempo di pace, come insegnante universitario, ha sempre mostrato un disprezzo tale per i propri allievi, da essere superato solo per quello rivolto a se stesso. 
Tra le sue cattive abitudini riconosciute: l'amore per il Bourbon, di cui si serviva copiosamente anche durante le lezioni, e l'abitudine di chiamare i suoi allievi maschi, con nome e cognome completo, e le donne con vezzeggiativi e nomi di dolciumi. Lungi da qualunque tipo di discriminazione, dileggiava chiunque, a prescindere dal sesso.

Ligio alla "richiesta", il giovane richiama alla memoria il testo di diverse equazioni. Alcune di cui ricorda la soluzione, altre che risolve al momento. Il calcolo a mente gli è sempre risultato facile. Dopo la quinta, inizia davvero a svegliarsi.

"Mi dica Edward Shaw. Si può dire una persona felice?"

La domanda, decisamente fuori dall'ordinario, oltre a risultargli decisamente familiare, lo soprende. Come un apprendista stregone, deve prendere atto di come la sua creatura gli sia sfuggita di mano.

"Andiamo, non è da lei esitare. A quel bon-bon di Miss Saintesimon, non ha forse risposto immediatamente?"

Lo consola riflettere su come, effettivamente, non stia parlando da solo. Di fatto, sta semplicemente pensando da solo. Flebile rassicurazione. 
Ad ogni modo, sta conversando con un suo vecchio professore, morto da due anni tra l'altro, con una nuova notte da far passare, senza la speranza di un poco di riposo. La risposta al quesito postogli è abbastanza evidente. Distrattamente, allunga una mano verso il comodino, da cui recupera un taccuino blu.
Sfoglia qualche pagina, fino a trovare quella desiderata, su cui campeggia il realistico ritratto, fatto a penna, delle due ultime vittime del Killer dell'Apocalisse.

"Prenderò il suo silenzio come una risposta negativa. Cambiando argomento, cosa può dire di lei, o del suo stato mentale, il fatto che sfugga alla constatazione dei suoi problemi, per rifuggiarsi nella morte altrui?"

"Ho condiviso la cambusa con qualcuno condannato per strage planetaria. Immagino che, per coerenza, non possa essere toccato per un numero di vittime inferiore a cento."

"Ma guarda, a qualcuno è tornata la voglia di scherzare. Non le ho sempre ribadito come la sua inclinazione al sarcasmo, faccia di lei un pessimo medico? D'altra parte, ha toccato un argomento interessante, conosce quel particolare disturbo che porta una persona a socializzare prima, e difendere dopo, i propri sequestratori?"

"Sindrome di..."

"Oh non serve che faccia sfoggio della sua memoria. Tra l'altro con ogni probabilità si tratta di una patologia che presto prenderà il suo nome. La sindrome di Shaw. Credo che se lo sia meritato dopotutto, è un problema con cui va, letteralmente, a letto"

"Credevo di aver capito che l'inclinazione al sarcasmo fosse qualcosa di sbagliato"

"Touché. Parliamo d'altro allora. Cosa mi vuol dire di questa sua nuova scelta lavorativa? Il giornalismo. Dicono che abbia potenzialità."

"Virginie è troppo gentile. E comunque non è l'Editor"

"Miss Saintesimon è troppo gentile. Miss Chernenko è stranamente sempre allegra. Miss Chung eccessivamente solare. Il caporale Mackindley altruistica in maniera sospetta. E mi fermo qui, tanto per non andare troppo indietro nel tempo. Mi dica, Edward Shaw, non è possibile che sia lei, se mi passa il termine, ad essere troppo cagacazzi?"

"E' possibile. Ma è un dettaglio che non esclude gli altri. Mi hanno comunque detto che non sono un sociopatico"

"Non ritiene che, forse, l'adorabile Miss Blackwood abbia commesso un errore? O forse le ha semplicemente detto quel che aveva bisogno di sentire"

"Rimarremo col dubbio. Non credo che la disturberò su Corona per una cosa del genere."

"Forse sarebbe il caso invece. Le ha parlato dopo che i suoi amici.."

"Basta così."

"Che brutto carattere. Le ho detto mai detto quanti punti in comune abbiamo noi due?"

"Alla fine dei corsi. Non ho mai capito se fosse un complimento riluttante, o l'ultimo dei suoi insulti."

"Ovviamente l'ipotesi corretta è la seconda"

"Credo che la annegherò in un litro di caffè"

"Mentre aspetta che sia pronto, potrebbe elencarmi tutte le ossa che compogono una mano. Magari in ordine alfabetico. Al contrario tanto per rendere la cosa interessante. In alternativa, potrebbe semplicemente riaprire gli occhi".

Il Rosso apre gli occhi.La sveglia segna le 2 e 36. Il taccuino è ancora sul comodino da cui non è stato mai spostato. La conversazione con il professore, un semplice sogno lucido perso nel limbo del dormiveglia. E' stanco morto, ma ha perso l'occasione per riprendere sonno.

"Merda."





1 commento: